Mio figlio sta sempre al cellulare

Mio figlio sta sempre al cellulareOgni volta che parliamo tra genitori, è immancabile dirci: «mio figlio sta sempre al cellulare».

Tanta tecnologia in mano ai nostri figli ci mette la seria preoccupazione di insegnargli a distinguere gli usi giusti da quelli sbagliati.

In quali modi internet, cellulari e tablet possono essere un danno per la generazione dei nostri ragazzi? E in quali contesti invece sono degli strumenti importanti anche per loro?

In questo articolo ci sono proprio le risposte razionali a queste domande, strettamente legate ai quattro possibili tipi di utilizzo di cellulari e internet:

  1. la conoscenza
  2. l’intrattenimento
  3. le relazioni umane
  4. il gioco

Si vede subito che nessuna di queste è un’invenzione introdotta dalla tecnologia: sono tutte esigenze naturali (dei ragazzi ma a tutte le età), che con l’ondata tecnologica stanno attraversando un’autentica rivoluzione.

Ma concentrandoci sull’uso che ne fanno i nostri figli, la domanda chiave è:

in quei quattro utilizzi, la tecnologia è utile o dannosa?

Per valutare se per i nostri ragazzi il cellulare è solo un passo all’indietro o ne fa fare anche qualcuno in avanti, confrontiamo i quattro possibili utilizzi rispetto a quando internet non era ancora così diffuso, cioè rispetto ai nostri tempi. 😉

1. La conoscenza

Senza tecnologia e internet, per accedere a nuove conoscenze avevamo l’enciclopedia, la biblioteca, le riviste, i libri, i documentari video.

Cellulare e computer per studiare e acquisire conoscenzaInternet ha potenziato enormemente l’accesso alla conoscenza: i tempi di attesa per l’arrivo di un libro cartaceo si sono azzerati grazie all’e-book, i costi sono anch’essi quasi azzerati e la vastità di informazioni disponibili su internet fa impallidire qualsiasi editore.

L’unico inconveniente è che su internet chiunque può pubblicare qualsiasi cosa, perciò si trovano anche contenuti inesatti o superficiali o addirittura fuorvianti (pensiamo per esempio alle truffe).

Ma ovviare a questo problema è sufficiente verificare la bontà di un’informazione trovata online, confrontandola in pochi minuti (e col giusto spirito critico) su altri 2-3 siti che la affrontano da diversi punti di vista.

Se anche tu sostieni che la conoscenza è molto importante, allora siamo d’accordo che in questo la tecnologia ha fatto centro.

Sulla conoscenza e l’istruzione, quando pensiamo «mio figlio sta sempre al cellulare» c’è da chiedersi: “Lo usa anche per imparare qualcosa?”

2. L’intrattenimento

Fino al 2000 – 2005 circa i nostri film, le letture e la musica ci arrivavano attraverso TV, radio e giornali, nei cinema e ai concerti.

Mio figlio sta sempre al cellulare: film, video, smartphone, tablet, internetCon internet la disponibilità dell’intrattenimento si è ampliata: pensa a quanta scelta in più c’è con Netflix, YouTube, Spotify, le radio online, le riviste e i blog online.

Però, oltre alla disponibilità, si sono ingranditi anche i problemi che c’erano già prima con la TV, cioè la nostra preoccupazione che i nostri figli possano incappare in immagini forti, violente, inappropriate.

Internet ha ingigantito l’intrattenimento, compreso il suo problema intrinseco riguardo ai contenuti inappropriati.

Sull’intrattenimento, «mio figlio sta sempre al cellulare» deve farci chiedere: “Cosa guarda?”

3. Le relazioni umane

Qui internet ha letteralmente rivoluzionato i rapporti sociali.

Un tempo i contatti si mantenevano solo di persona, al telefono o per corrispondenza.

Oggi queste cose esistono ancora, ma i social network hanno introdotto la possibilità, totalmente nuova e rivoluzionaria, di:

  • comunicare in ogni istante con qualsiasi persona al mondo
  • ritrovare facilmente vecchi parenti e amici (a volte era possibile solo grazie a “Carramba che sorpresa!”)
  • fare più facilmente nuove amicizie.

Relazioni sociali- Mio figlio sta sempre sui Social network, su Facebook, su WhatsApp, su Instagram, su TelegramI modi “tradizionali” per avere rapporti sociali esistono ancora, ma vengono sbaragliati (purtroppo) dall’immediatezza di un vocale con WhatsApp o da un dito su “Mi piace” su Facebook.

Dico “purtroppo” perché le relazioni dal vivo sono nettamente migliori e più complete: fanno usare tutti e 5 i sensi, mettono alla prova e coltivano davvero le capacità di dialogo, fanno provare più emozioni.

Invece online le relazioni sono più frequenti ma meno reali. Sono deboli, a volte perfino finte.

Penso che le relazioni umane debbano essere sì favorite dall’online, ma più per iniziarle e mantenerle meglio. Le amicizie si vivono sul serio quando ci si incontra.

Ma la comodità, la discrezione e la velocità dell’online fanno dimenticare di essere anche persone in carne e ossa, ogni tanto. Quindi, per i nostri figli (ma facciamoci anche noi un esame di coscienza),

nelle relazioni umane internet è prezioso ma se ne abusa e le relazioni vere perdono 10 a 1 contro quelle virtuali.

Sotto questo aspetto, il pensiero «mio figlio sta sempre al cellulare» dovrebbe farci pensare a quanto sta sui social network, se è al sicuro da contatti con estranei e quanto poco tempo trascorre con gli amici nella realtà (a parte il tempo scolastico, che è obbligatorio e assume per i ragazzi un sapore meno piacevole).

4. Il gioco

Il gioco è un’attività importantissima dall’infanzia fino all’età adulta perché unisce l’intrattenimento con le relazioni ed è un bellissimo modo – il migliore, secondo me – per crescere, imparare, conoscere, dialogare, rapportarsi.

Dagli anni ’90 in avanti, però, le forme di gioco più fisiche ed emozionali vengono gradualmente soppiantate da forme virtuali sempre più nuove e attraenti.

Giochi tradizionali: il gioco della settimanaPrima dell’elettronica, noi figli giocavamo in un cortile o a casa di amici o alle feste di compleanno. I giochi erano la bici, un pallone, una corda, un pezzo di gesso per la settimana, una bottiglia, un foglio e una penna per “Nomi, cose, città”, i giochi da tavolo. Nascondino, acchiapparello, palla avvelenata, mosca cieca…

Si usavano tutti i sensi, ci si muoveva e si conosceva meglio il proprio corpo. Si giocava in squadra o individualmente e in ogni caso si coltivavano le qualità personali di comportamento in mezzo agli altri.

Verso gli anni ’90, la prima ondata dell’industria elettronica introdusse le console giochi come le Nintendo, Sega, la PlayStation, eccetera.

Giocare con il cellulareAdesso siamo nella seconda ondata di giochi elettronici, che si installano sullo smartphone o si aprono direttamente dall’interno di Facebook.

Attraverso il display, i giochi elettronici riescono a riprodurre solo una piccola parte degli aspetti del tradizionale gioco fisico:

  • La presenza di compagni e avversari è indicata solo da un’icona che segnala il suo profilo connesso.
  • Le azioni sono riprodotte da personaggi che si muovono sul video, ma non c’è alcun utilizzo del proprio corpo e non si sviluppano capacità motorie come i muscoli e la coordinazione.
  • Le regole sono stabilite dai creatori del gioco e non si possono modificare. Non si coltiva più la creatività per inventare giochi nuovi, non c’è più discussione e confronto tra giocatori se un’azione era regolare o no.
  • In effetti non ci sono più nemmeno i litigi, ma anche quelli erano un’occasione di confronto e crescita sociale, quando di fondo c’erano l’amicizia e l’istinto di socializzare.

Dopo questo elenco, viene proprio da dire che

internet priva i nostri figli della crescita sociale e individuale che il gioco tradizionale garantisce meglio di ogni altra cosa.

Ancora una volta, «mio figlio sta sempre al cellulare» qui significa:

“Quanto tempo ci sta a giocare? Sarebbe meglio che si dedicasse al gioco reale, prezioso e insostituibile per la sua crescita.”

In conclusione: mio figlio sta sempre al cellulare, quindi…

…si dedica solamente alle versioni elettroniche di conoscenza, intrattenimento, relazioni umane e gioco. Ci sta troppo attaccato. 😳

Cellulare, dipendenza: i contenuti sono infiniti su internetLa fruizione di internet porta facilmente alla dipendenza, per via della disponibilità letteralmente infinita di contenuti: ci si può stare a oltranza e infatti i nostri figli ci stanno tutto il tempo possibile, fino a quando non siamo noi a porgli un limite.

Questo va bene per la conoscenza, in effetti i nostri figli usano internet anche per imparare nel loro interesse come per gli hobby, i trucchi (anche i video di matematica per cavarsela con i compiti).

Qui dobbiamo riconoscere che sanno usare bene il cellulare per cercarsi le soluzioni, come ad esempio quando vanno male in matematica.

Ma per la gran parte del tempo usano il cellulare in quegli altri tre modi, che di fatto stanno sostituendo sempre più le versioni reali del socializzare, del giocare e del crescere.

Quando ci torna la preoccupazione «mio figlio sta sempre al cellulare», è che abbiamo bisogno di offrirgli un’alternativa che sceglierebbero volentieri al posto del display, almeno per una parte del tempo. Purtroppo è difficile trovargliela, ma non arrendiamoci mai! Continuiamo a pensarci, in fondo noi pensiamo sempre a loro. 🙂

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